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Alla ricerca dell’intimità

“Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte per pregare. E fattosi sera, era lassù tutto solo.” (Matteo 14:23)

Potrebbe sembrare all’apparenza, una scena da solitari, triste e deprimente. In realtà, quella che ci troviamo a leggere è una delle condizioni “chiave” della vita Gesù su cui si fonda e si caratterizza non solo la Sua Vita, ma tutta quanta la Sua Missione.

Nei brani dei Vangeli leggiamo spesso di questo atteggiamento di Gesù, il quale viene sempre anticipato da momenti molto particolari: l’annuncio del Regno, le guarigioni, le liberazioni! Momenti dove Gesù mette a completa disposizione tutto ciò che aveva ricevuto dal Padre, affinché ogni condizione umana che gli si presentasse davanti, potesse essere raggiunta dal mistero glorioso della Salvezza.

Gesù aveva molto a cuore il bisogno e le necessità di quelle folle che lo seguivano, tanto quanto era lo stare alla Presenza del Padre.

La dedizione che Gesù mostra a riguardo è qualcosa di vitale importanza per Lui da non poterne fare a meno. Quasi indispensabile, del tutto necessario, che prima o dopo aver portato avanti l’obiettivo, dovesse appartarsi e dedicare parte del Suo tempo nel silenzio, unicamente alla presenza del Signore. Questo momento particolare era una priorità per Gesù, che dovrebbe essere cosi anche per noi…

“In verità vi dico che il Figlio non può far nulla da se stesso, se non quello che vede fare dal Padre…” (Giovanni 5:19)

“Io non posso fare nulla da me stesso; come odo, giudico e il mio giudizio è giusto, perché cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Giovanni 5:30)

Non era solo un mezzo per aprire le porte del Regno nel cuore delle folle, quello del ritiro per strapparsi dalla quotidianità, ma anche dalla vita ministeriale, era per Gesù una fonte dove andare continuamente a rigenerare lo spirito e ad acquietare la Sua anima.

Ce lo raccontano i 40 giorni vissuti nel deserto, ma anche la sua disperazione nel Getsemani. Strano a dirsi, vero? Eppure e così che ci viene raccontato. Gesù aveva bisogno, prima di ogni altra cosa ,di “raccogliersi, ricomporsi e ritrovarsi” davanti al Padre, ricercando e custodendo con tutto se stesso quell’intimità.

Oggi si è persa quest’attitudine, ci si dedica poco alla preghiera e al tempo con il Signore. Andiamo tutti di corsa nelle cose di tutti i giorni e nella nostra vita comunitaria. Che grande perdita!

Tuttavia, credo che sia un tempo fortemente strategico questo, che può essere “investito” nella ricerca di questa condizione particolare che, a detta di Gesù sembra essere, “La Chiave” fondamentale per aprire le porte del Regno anche oggi, qui e adesso.

C’è qualcosa nell’aria che si respira nonostante la velocità del tempo che scorre irrefrenabile, il caos che rimbomba, le distrazioni che ci avvolgono, un richiamo alle origini, per così dire, a quell’essenziale che conta davvero per fare esperienza del miracolo della vita di Gesù che scorre in noi e, che credo stia tentando di farsi spazio bussando costantemente alla nostra porta.

Quello di appartarsi è il “segreto” che svela e rende possibile l’esperienza gloriosa dell’intimità.

Parte fondamentale di una vita di preghiera che apre le porte verso nuove dimensioni di pensiero e chiude invece a tutto ciò che è superfluo.

E’ una disciplina e in quanto tale, per accrescere e per diventare azione ha bisogno di allenamento. Ci saranno momenti in cui Dio stesso ci chiamerà ad appartarci, in altri invece spetterà a noi crearne la condizione, perché, ciò che a Dio sta più a cuore è che quest’attitudine diventi parte integrante della nostra vita, così come lo era per la vita di Gesù.

Scegliere nonostante gli impegni, le circostanze, la vita di ogni giorno, un momento per stare da soli con Dio sarà ciò che determinerà l’attendibilità della nostra vita di preghiera.

Fu di rivelazione straordinaria quando, leggendo la vita di Gesù, scoprii che tutto ciò che faceva e diceva era perché prima lo vedeva fare dal Padre e prima lo sentiva dire dal Padre.

Come faceva? Mi domandavo…! Poi capii che, prima di ogni altra cosa, passava molto tempo “appartato” con Dio.

Era in quell’appartarsi che prendeva nuove forze, acquisiva conoscenza e riceveva rivelazione.

Gesù è venuto sulla terra per liberare l’umanità dal peccato, certo! Ma sarebbe come circoscrivere l’infinità dell’intelligenza di Dio in un margine di pochi centimetri se crediamo che sia venuto solo per quello.

La vita di Gesù testimonia la personalità del Padre, rispecchia ciò che di più gradisce, e racconta quali sono le priorità di importanza vitale che dobbiamo abbracciare affinché la nostra vita sia protetta, sana e integra. Appartarsi è una di quelle.

L’essere umano nella sua quotidianità risponde alle situazioni in base alle sue emozioni, quindi reagisce in base a ciò che sente e vede, causando conseguenze anche molto gravi. Se invece nella sua quotidianità gode del segreto dell’appartarsi, proprio come Gesù, risponde alle situazioni in base a ciò che ha visto dal Padre e ha sentito dal Padre, quindi “agisce” secondo la Sua volontà, che è sempre buona, sempre gradita, sempre perfetta innescando in quei cuori, di volta in volta, un miracolo di portata incommensurabile che è quello della trasfigurazione, ovvero, la trasformazione di volta in volta a Sua immagine e somiglianza. Semplicemente straordinario…!

Nella storia della vita di Gesù ci fu una donna che comprese per prima l’importanza dell’intimità, più dei suoi discepoli che erano con Lui già da tempo, lasciando un profumo intenso e penetrante di cui ancora oggi ne godiamo l’essenza anche solo leggendolo…

Leggi il continuo nel prossimo articolo dal titolo: “L’olio versato”

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