“Ho voluto riflettere per comprendere questo, ma la cosa mi è parsa molto ardua, finché non sono entrato nel santuario di Dio e non ho considerato….”(salmo73:16)
Asaf è in una condizione molto particolare della sua vita in cui si trova a “considerare” molte cose, cose che sembrano andare in contrasto con quello in cui da sempre aveva creduto. Cose fortemente attuali che, oggi come ieri, hanno creato e creano profonde crepe in quella che è la nostra fede.
“Quasi inciamparono i piedi” (verso 2), scrive Asaf nell’entrare in certi meccanismi di pensiero seppur avesse un certo tipo di conoscenza nelle cose, o per meglio dire, nel “senso” delle cose di Dio. Considerazioni che sembrano essere animate da un forte senso di ingiustizia. E qui, in tutta sincerità, negli ultimi tempi ho trovato una certa familiarità con alcune delle mie considerazioni su cui mi sono trovata a riflettere molto attentamente e sì, è stata un’impresa anche per me abbastanza “ardua” .
Ad un certo punto però, i conflitti interiori di Asaf riescono a trovare un confronto entrando in un certo luogo, il santuario.
Il santuario, o Tabernacolo, è stata un’opera fortemente voluta e ben architettata da Dio in cui abitare e per dare un posto all’uomo dove poteva avere la possibilità di incontrarlo.
Ai tempi di Mosè l’interno era diviso in due parti separati da un velo: il “luogo santo” dal lato orientale del Tabernacolo e “il luogo santissimo” al di là del velo, i cui accessi erano limitati soltanto ad alcuni uomini scelti e consacrati, con una certa posizione ministeriale. In quest’ultimo in modo particolare, solo il sommo sacerdote poteva accedervi e una sola volta l’anno.



Asaf racconta che lui aveva delle considerazioni ben precise rispetto alla sua condizione, aveva delle ragioni, aveva espresso chiari giudizi, ma che pare essere stati smontati nel momento in cui entra in questo luogo, e da quel momento in poi sposta la sua attenzione non più sui suoi conflitti e le sue difficoltà ad accettare quello che gli stava accadendo, ma nel cercare Dio e il Suo Consiglio. Questo confronto cambia il modo di guardare al problema, gli viene rivelata un’altra prospettiva osservata, adesso, da un punto di vista più “alto”, che evidentemente, non ha risolto la condizione esteriore ma ha mirato all’atteggiamento di Asaf rispetto al problema, il quale viene trasformato in azione nel momento in cui sceglie non di “reagire” assecondando le sue considerazioni, ma di “agire” cercando il consiglio del suo Signore.
Oggi ci è stato conferito un dono speciale.
Dio ha pensato che poteva essere utile a noi tutti, indipendentemente dalla nostro status o dalla nostra posizione ministeriale, avere la possibilità di accedere a questo santuario tutte le volte in cui ne avessimo avuto bisogno, o semplicemente lo desiderassimo, scegliendo di portarlo direttamente dentro di noi, grazie al varco aperto dall’Amore espresso da Gesù per il tempo che ha camminato sulla Terra fino alla Croce.
Una dimora perenne ben posizionata al centro del nostro cuore, pronta ad offrire ogni risorsa indispensabile al nostro bene.
Gesù toglie il velo delle contraddizioni e lascia, per opera dello Spirito Santo, l’opportunità di fare esperienza dell’altezza e della profondità dei pensieri di Dio.
Il miracolo che accade in questo luogo sicuro, se ben disposto e ben custodito, racchiude tutta la pienezza nascosta nel Cuore di Dio che ci viene rivelata ogni volta che, come Asaf, nonostante tutto, nonostante tutti, nonostante noi, decidiamo di entrare, chiudere la porta e restare a “considerare” l’essenzialità della Sua presenza nella nostra vita.
E’ qui che le percezioni cambiano, le agitazioni si acquietano, le paure si dissolvono, le incertezze si smontano e le speranze del seme della Sua Parola prendono vita, trasformando, germoglio dopo germoglio, tutto il nostro essere nel più rigoglioso giardino che possa esistere. Pieno di ogni cosa, ricco di ogni bellezza, ben disposto a superare ogni tipo di stagione in cui andrà in contro.
Un bene prezioso che a nessuno dovrebbe mancare, perché è qui che i deserti dell’anima vengono trasformati in fiumi d’acqua viva, per il mio bene, affinché diventino fonti di benedizione anche per altri.
Asaf arriverà ad una conclusione ad un certo punto, che spero e prego il nostro cuore possa sempre arrivare a “considerare” ogni qualvolta si trovi in subbuglio e che nasconde una delle fortezze più potenti delle verità di Dio, il riposo e la quiete delle acque calme, al quale Asaf affiderà tutto il suo intero essere così come era, con i suoi dubbi, perplessità, ribellioni anche, ma tutto ben custodito da una santa devozione per il suo Signore, nonostante tutto e indipendentemente da……
Ma pure io resto sempre con Te; Tu mi hai preso per la mano destra; mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella gloria. Chi ho io in cielo fuori di Te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte di eredità, in eterno. […] Ma quanto a me, il mio bene è stare unito a Dio; io ho fatto del Signore, di Dio, il mio rifugio per raccontare o Dio, tutte le opere tue.” (salmo 73:23-28)