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Non vendere la benedizione.

A volte siamo tentati di lasciare la nostra vita con Cristo, perché pensiamo che non ci frutti nulla e vogliamo qualcosa di più concreto. Però, così facendo, non ci stiamo rendendo conto del valore di questa nuova vita che Dio ci ha donato e la stiamo vendendo, buttando via, pensando di trovare qualcosa di buono altrove. 

Giuda disse: «Che cosa siete disposti a darmi, se io ve lo consegno?» Ed essi gli fissarono trenta sicli d’argento.  Matteo‬ ‭26‬:‭15‬ ‭

Barattiamo la chiamata di Dio, il Suo piano, la Sua benedizione per qualcosa di terreno, momentaneo, instabile, che non sappiamo se durerà o meno, preferendolo a ciò che Dio ci ha preparato.

Questo accade perché non comprendiamo realmente Cristo, di conseguenza, sprechiamo la nostra vita per cose vane, come ha fatto Giuda alla fine, togliendosi la vita; questo perché la sua vita, dopo quell’azione, aveva perso del tutto senso. 

Quando il peccato inizia a prendere spazio nella nostra mente, inizia a farci dubitare della veridicità e autenticità di Cristo e di quello che può fare. 

Cosa fare? Ecco a te tre punti su cui riflettere:

Comprendi ciò che Dio vuole fare di te e del valore che hai;

Desidera di vivere pienamente Cristo, così che potrai comprendere da solo quanto sia importante la vita con Lui rispetto alle cose di questo mondo;

Chiedi chiarezza riguardo ai dubbi, paure, insicurezze, e non farti scrupoli a chiedere di avere una mente lucida e libera, riconoscendo che è il diavolo che vuole portarti fuori dalla gloria di Dio con la tentazione.

Ricordati la parabola dei talenti; nel peggiore dei casi sarai quello con 1 talento, ma comunque sia, uno di questi vale 3.000 sicli d’argento rispetto ai 30 che si è preso Giuda.

Non barattare mai la vita con Cristo e non abbassarti mai ai desideri di questa società, perché non solo Dio ti ha dato tanto valore, ma ti ha reso anche una persona importante.

Immagino che Giuda, per tutto il tempo vissuto con Gesù, tutti i miracoli, guarigioni, opere, e quant’altro abbia potuto vedere e toccare con mano, in tutto questo tempo, abbia pensato: “che cosa posso prendere per me?”. Rendiamoci conto che Dio ci ha reso partecipi della Sua gloria, non solo di vedere e toccare con mano quello che Lui fa, ma anche di rendere nostra ogni Sua opera. Questo mi fa ricordare il fratello del figliol prodigo, che, nonostante sia stato tutto il tempo nella casa del padre, non si rese conto che tutto ciò che era del padre fosse già suo.

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